Dottor Andrea Mosca
PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
IN STUDIO E ONLINE
DISTURBI DA PANICO e AGORAFOBIA
Il Disturbo di panico (DP) si presenta come un attacco di panico che è un episodio durante il quale il soggetto sperimenta una sensazione di catastrofe imminente con paura di impazzire o di perdere il controllo o di morire, accompagnata da sintomi somatici diversi, tra i quali palpitazioni, dispnea, sensazioni di soffocamento, dolore o fastidio al petto. Ogni attacco dura, in media, da 20 a 30 minuti e costringe la persona colpita a cercare aiuto.
L'Agorafobia rappresenta una condizione nella quale l’ansia viene provata nei confronti dei luoghi aperti. Comprende anche situazioni come lo stare in spazi e in mezzi di locomozione pubblici dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi o nei quali non potrebbe esserci aiuto in caso di sintomi di panico. Conseguenza di ciò sono i comportamenti di evitamento (il soggetto si tiene cioè lontano dai luoghi descritti, per paura (ansia anticipatoria) che provochino un attacco, o la necessità di procurarsi un accompagnatore.
Le strategie a lungo termine del trattamento dei disturbi di panico e/o
agorafobia chiamano in causa il ricorso alla psicoterapia da sola o in
associazione agli psicofarmaci.
Va naturalmente saggiata la disponibilità del paziente: alcuni di loro non
accettano un approfondimento psicologico così come altri di assumere
farmaci.
Nella maggioranza dei casi, soprattutto laddove il sintomo è pervasivo,
l’abbinamento tra le due terapie (psicologica + farmacologica) si rivela
vincente e il paziente è in grado di mantenere il progresso nel tempo.
La psicoterapia psicoanalitica consente a questi pazienti di affrontare e
risolvere i conflitti legati alla “storia di attaccamento”, cioè il tipo
di legame con le figure genitoriali. Il terapeuta lavora aiutando il
soggetto a superare le idee distorte e i pensieri catastrofici legati al
panico, aumentando la percezione del senso di sicurezza.
COSA SUCCEDE?
• Talvolta imbrigliamo le nostre energie dentro un’infinità di “buone intenzioni”.
• Ma è pericolosissimo!
• Prevalgono le regole e le mete da rincorrere.
• Si restringe lo spazio per le scelte spontanee.
• Una condizione inaccettabile per la nostra natura, che si ribella esponendoci al panico.
IL PANICO È:
• il campanello d’allarme che ci dice “basta!”
• il prezzo da pagare per la quiete dell’autocontrollo
• la punta dell’iceberg di un disagio più profondo
• l’onda che ti travolge per ricordarti chi sei
CHI COLPISCE?
• Potenzialmente chiunque: impiegati, insegnanti, studenti, manager, imprenditori, casalinghi/e, disoccupati, operai, liberi professionisti.
QUALI SITUAZIONI LO DETERMINANO?
• Trovarsi in una situazione caotica
• Un eccesso di regole e doveri da rispettare
• L’eccesso di aspettative
• La solitudine e il bisogno di compagnia
• Un ambiente di lavoro competitivo e iperattivo
DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO
Nel Disturbo d’ansia generalizzato si evidenziano ansia e preoccupazione (quest’ultima associata a sintomi somatici quali irrequietezza, tensione, irritabilità, difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria, facile affaticabilità, turbe del sonno) eccessive nei confronti di parecchie situazioni o attività che vedono il soggetto impegnato (ad esempio prestazioni lavorative e scolastiche).
ANSIA E INSONNIA
L’Ansia può associarsi a disturbi del sonno come l’Insonnia. La persona può faticare ad addormentarsi, oppure ha frequenti risvegli nel cuore della notte, o ancora si sveglia presto al mattino e fatica a riaddormentarsi. Dormire bene è fondamentale perché una peggiore qualità del sonno si associa a minori livelli di benessere fisico e psicologico.
DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
Il Disturbo post-traumatico da stress si contraddistingue come un insieme di sintomi che si sviluppano dopo che il soggetto ha vissuto un evento estremamente traumatico. Il soggetto reagisce a questa esperienza con paura e senso di impotenza, e tenta di non ricordare, tuttavia l’evento viene rivissuto a più riprese.
FOBIA SOCIALE
La Fobia sociale consiste nel timore di manifestare ansia, fino all’attacco di panico vero e proprio, quando ci si trova insieme a persone (non familiari) in situazioni potenzialmente imbarazzanti. La paura di questi individui è quella di manifestare comportamenti che evochino il giudizio negativo degli altri. Conseguenza di ciò è lo strutturarsi di condotte di evitamento, di ansia anticipatoria o di disagio in concomitanza delle situazioni sociali o prestazioni temute (es. arrossire in pubblico)
ANSIA DA SEPARAZIONE
Chi soffre di Ansia da separazione si sente a disagio quando deve separarsi dalle principali figure di attaccamento (genitori, partner, ecc.). La paura di restare da soli può essere invalidante al punto che l’individuo si rifiuta di uscire di casa anche per andare a scuola o al lavoro.
La persona con ansia da separazione spesso lamenta sintomi fisici come nausea, vomito, mal di pancia o mal di testa quando deve separarsi dalle principali figure di attaccamento.
Quando è il corpo a parlare
I disturbi psicosomatici sono sempre più diffusi, a causa di stili di vita
compromessi da stress, ansia e preoccupazioni.
Il rapporto tra mente e corpo è molto affascinante e al tempo stesso
delicato. Le emozioni, infatti, sono strettamente legate al nostro
organismo.
Sono caratterizzati da sintomi fisici senza base organica dimostrabile
attraverso l’esame obiettivo somatico o attraverso le indagini
diagnostiche strumentali.
Questo non significa affatto che il paziente stia inventando tutto!
Semplicemente...
• Attraverso la sofferenza fisica, la persona
esprime un disagio interiore più grande che non riesce a comunicare in
maniera sana
Si attiva spesso un circolo vizioso:
• I pazienti affetti da tali disturbi manifestano
la tendenza a chiedere numerose consultazioni mediche, esami di
laboratorio e accertamenti diagnostici che rispondono all’ansia di
conoscere la causa dei loro disturbi: tuttavia i pazienti non accettano
facilmente la rassicurazione che dovrebbe pervenirgli dalla negatività di
tali accertamenti, ed anzi traggono da tale negatività stimolo per la
ricerca di altri controlli e di altri curanti.
Disturbo di Somatizzazione
Il Disturbo di Somatizzazione è caratterizzato da insistenti lamentele relative a sintomi fisici, multipli e ricorrenti, che si protraggono per anni, tra i quali: sintomi funzionali somatici relativi all’apparato gastrointestinale (nausea, vomito), alla funzione sessuale e riproduttiva, sintomi pseudo neurologici.
Disturbo Algico
Si tratta di sindromi dolorose di natura psicogena di intensità e gravità tali da richiedere l’intervento medico.
Disturbo di Conversione
Il termine conversione si riferisce alla funzione psichica che consente la trasformazione di un conflitto intrapsichico in un sintomo somatico funzionale. Tale trasformazione avviene in modo inconscio, non è intenzionale e non è sottoposta alla volontà del soggetto.
Dismorfofobia
La Dismorfofobia è la preoccupazione ossessiva e
spesso priva di fondamento che un particolare tratto del corpo (es. il
naso) sia portatore di un’imperfezione così evidente da doverla nascondere
in ogni modo.
Chi soffre di dismorfofobia tende a nascondere con
ogni strategia possibile il presunto difetto del corpo e prova forte ansia
in mezzo alle altre persone per la paura che quest’ultime si accorgano del
presunto difetto fisico.
La “paura di essere brutti” colpisce un numero sempre
più crescente di adolescenti. I ragazzi temono che il loro corpo sia
inadeguato a sostenerli nella ricerca del successo sentimentale e sociale.
Ipocondria
L'Ipocondria è un disturbo caratterizzato dalla
preoccupazione, eccessiva o ingiustificata, di un soggetto di essere
affetto da una grave malattia, sulla base di sintomi somatoformi.
Oggi la medicina ha ampliato i suoi orizzonti e grande attenzione è
dedicata all’analisi dei vari fattori che concorrono nel determinare una
patologia organica. Non si va solo alla ricerca di cause fisiche, ma si
prendono in considerazione tanti aspetti che interessano lo stile di vita
del paziente, il suo mondo affettivo e relazionale, il contesto in cui
vive. Grazie a questo approccio multifattoriale, la malattia e di
conseguenza la sua guarigione sono considerati in un’ottica più ampia.
Prima di un esame universitario o di un colloquio di
lavoro, il corpo può reagire con una serie di sintomi psicosomatici come
la formazione di herpes o disturbi gastrointestinali o vertigini;
Un lutto mai elaborato potrebbe esprimersi attraverso
un senso di oppressione al petto (il cuore che “fa male”) o una “fame
d’aria”;
Un’aggressività continuamente repressa, a seguito di
ripetute incomprensioni col partner, potrebbe prendere voce attraverso un
mal di testa o un attacco di panico o un senso di apatia.
Ogni sintomo merita di essere ascoltato per poter essere compreso a pieno.
Il mio compito è proprio quello di aiutare la persona a riconnettere il
significato del sintomo alla propria esistenza, trovando un modo
alternativo per dare voce alle emozioni negative.
Anche le emozioni negative hanno il diritto di esprimersi.
• Apparato cutaneo •
Sono compresi tutti i disturbi a livello di epidermide, quindi psoriasi, dermatite psicosomatica, eczema, orticaria, acne;
• Apparato gastrointestinale •
Tutto quello che interessa questo apparato, produrrà sintomi a carico di intestino, stomaco e altri organi. Ne sono un esempio la gastrite psicosomatica, la colite, nausea, diarrea;
• Apparato cardiocircolatorio •
Sono da considerarsi forme psicosomatiche la tachicardia, l’ipertensione essenziale, l’aritmia;
• Sistema muscolo-scheletrico •
Anche il sistema muscolo-scheletrico viene incluso nel ventaglio delle malattie psicosomatiche, con forme di emicrania, cefalea, torcicollo o crampi, per
citarne solo alcune.
(BURN-OUT)
Secondo l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro
(European Agency for Safety and Health at Work ), lo stress
lavoro-correlato viene esperito nel momento in cui le richieste
provenienti dall’ambiente lavorativo eccedono le capacità dell’individuo
di fronteggiarle.
Non si tratta più di una problematica circoscritta alle professioni
d’aiuto (burn-out degli operatori socio-sanitari), ma può estendersi
a qualsiasi tipo di organizzazione lavorativa, soprattutto laddove si
configuri un lavoro in équipe o che comporti un’interazione con il
pubblico.
L’articolo 3 dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004 definisce lo
stress lavoro-correlato come “condizione che può essere accompagnata da
disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è
conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di
corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro”.
Il disadattamento è presente quando la persona percepisce un carico di
lavoro eccessivo (le richieste lavorative sono così elevate da esaurire le
energie individuali al punto da non rendere possibile il recupero),
quando, anche in presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non
è adatto alla persona (si percepisce di non avere le abilità per svolgere
una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo
elevato (il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in
contraddizione con i sentimenti della persona).
A livello individuale
• Atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti
• Atteggiamenti negativi verso sé stessi
• Atteggiamenti negativi verso il lavoro
• Atteggiamenti negativi verso la vita
• Calo della soddisfazione lavorativa
• Calo dell’impegno verso l’organizzazione
• Riduzione della qualità della vita personale
• Peggioramento dello stato di salute
• Disturbi psicosomatici (cefalee, vertigini, mal di stomaco, colite, insonnia...)
A livello Organizzativo
• Aumento dell’assenteismo
• Aumento del turnover
• Calo della performance
• Calo della qualità del servizio
• Calo della soddisfazione lavorativa
Di fronte a un’esposizione prolungata a situazioni di stress si possono manifestare sintomi fisici, psichici o sociali legati proprio all’incapacità delle persone di colmare il divario tra i loro bisogni e la loro attività lavorativa.
Va altresì sottolineato che persone diverse possono reagire in modo differente a situazioni simili e una stessa persona può, in momenti diversi della propria vita, reagire in maniera differente a situazioni simili.
Lo stress può colpire qualsiasi lavoratore in qualunque posto di lavoro, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, dal settore di attività, dal livello gerarchico o dalla tipologia del rapporto di lavoro.
Nella situazione di stress viene attivato il sistema nervoso vegetativo simpatico per far fronte alle richieste straordinarie rivolte all’organismo.
Ciò comporta l’aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa e dell’attività respiratoria, una maggiore quantità di adrenalina e noradrenalina nel sangue, l’inibizione dell’attività digestiva e l’aumento del cortisolo.
IPOTESI DI LAVORO
Il Training Autogeno agisce in modo diametralmente opposto allo stress: allo stato di “attivazione” presente nella risposta da stress si oppone una condizione di quiete, simile allo stato di riposo e di profonda distensione.
Si hanno così:
rallentamento dell’attività cardiaca e respiratoria;
abbassamento della pressione arteriosa;
diminuzione dei livelli di adrenalina, noradrenalina e di ormoni corticosurrenali;
aumento delle attività digestive.
Lo scopo del Training Autogeno è quello di modificare il tono vegetativo nel senso di una più distesa reattività di base.
Più dettagliatamente: in situazione di stress il sistema nervoso vegetativo simpatico, regolato dall’ipotalamo, produce uno stato di allerta e di emergenza psicofisica anche in condizioni di assoluta tranquillità.
Il T.A. agisce sulla formazione reticolare ascendente (f.r.a.), posta nel tronco dell’encefalo; questa struttura trasmette i dati dalla periferia al cervello ma, quando i dati sono minimi, essa cessa di trasmettere inducendo così il riposo e il sonno.
Il T.A. riduce gli impulsi dalle vie esterocettive, propriocettive e enterocettive, smorzando l’attività della f.r.a. e attivando il sistema nervoso vegetativo parasimpatico: nel T.A. si verificano così in pochi minuti condizioni simili a quelle del sonno.
Le nuove dipendenze (new addictions) comprendono tutte quelle nuove forme di dipendenza in cui non è implicato l’uso di alcuna sostanza. L’oggetto della dipendenza è un comportamento ritenuto socialmente accettabile come lavorare, navigare su internet, utilizzare lo smartphone o giocare ai videogames.
Qualora ci siano...
Impossibilità di resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento (compulsività);
Sensazione crescente di tensione che precede l’inizio del comportamento (craving);
Piacere o sollievo durante la messa in atto del comportamento;
Percezione di perdita di controllo;
Persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative.
Trattamento:
Occorre una prima valutazione generale per comprendere il problema nella sua interezza e in relazione all’individuo e al suo background famigliare, ricordando che il sintomo-dipendenza si fa sempre portavoce di un disagio più profondo che chiede di essere ascoltato.
Successivamente, si propone un intervento di terapia individuale (o famigliare nel caso di adolescenti) per affrontare e attenuare le angosce connesse alla pervasività del disturbo.
Solitamente, si arriva ad un allentamento del sintomo e quindi ad una miglior gestione delle situazioni problematiche.
Il paziente non ha più bisogno del suo sintomo
Dipendenza da internet
Dipendenza affettiva
(Love addiction)
Quando l’amore si trasforma in un’ossessione che domina la mente e fa
soffrire, non parliamo più di amore ma di dipendenza affettiva.
Può raggiungere una forma così estrema da presentare caratteristiche
simili alla dipendenza da uso di sostanze.
Tuttavia, la dipendenza in una relazione di per sé non è patologica.
E’ assolutamente normale, in particolare durante la fase
dell’innamoramento, che ci sia un certo grado di co-dipendenza affettiva e
un’esigenza fusionale con il partner.
Il desiderio di dipendenza, però, dovrebbe diminuire con lo stabilizzarsi
del rapporto, lasciando nella coppia una piacevole percezione di
autonomia.
Quando questo non accade, la persona vive costantemente nell’ansia di
poter perdere la persona dalla quale dipende.
Ha bisogno di continue rassicurazioni: la relazione di coppia è
vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria
esistenza.
Perché accade questo?
Per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione.
All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare sé stessi e non
ascoltare i propri bisogni.
Qual è il pericolo?
Chi è dipendente affettivamente tende a porre al partner richieste
affettive esagerate e a non sentirsi amato in maniera sufficiente ed
adeguata. Talvolta aumenta tali richieste fino a determinare una rottura
definitiva del rapporto.
I sintomi della dipendenza affettiva non si manifestano necessariamente
all’interno di una relazione di coppia, ma possono manifestarsi anche nei
confronti di un genitore, di un altro familiare, di una figura amicale o
di una persona d’autorità.
Dipendenza da lavoro
(Work Addiction)
È il bisogno di lavorare incessantemente, anche durante il week-end o in
vacanza.
Il lavoro diventa progressivamente l’unico serbatoio d’identità, cucito
addosso come un abito sartoriale.
I sintomi più ricorrenti sono..
Tempo eccessivo dedicato volontariamente e
consapevolmente al lavoro (più di 12 ore al giorno) non dovuto a esigenze
economiche o a richieste lavorative;
Pensieri ossessivi o preoccupazioni legati al lavoro
(scadenze, appuntamenti, timore di perdere il lavoro);
Poche ore dedicate al sonno notturno, con conseguenti
irritabilità e disturbi psicosomatici;
Impoverimento emotivo e sbalzi di umore;
Sintomi di astinenza in assenza di lavoro;
Abuso di sostanze stimolanti come la caffeina
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